Sarà che all'incontro per Montelepre eravamo solo in otto, sarà per il caldo, oppure perché domani tagliano Max e già mi mancano i suoi interventi politici e tecnici sul blog. Fatto sta che per oggi credo che la cosa più interessante sia leggere il suo
blues sul viaggio ad Assemini. Lui si fida molto della sanità inglese, io da quando ho visto la foto del chirurgo, un po meno. Auguri.
Buonanotte
5 commenti:
Caro Basilio,
ritorno a scrivere (ma leggo costantemente) dopo la campagna elettorale. Mi dispiace per lo scarso supporto all'organizzazione della Festa di Montelepre, ma potresti considerare questo spazio una estensione del momento organizzativo.
Ci sono molte cose da dire su Montelepre, non tutte poetiche, ma necessarie. Per esempio si potrebbe dire che Montelepre è un caso di notevole interesse urbanistico sociologico. La struttura del suo tessuto ne fa a pieno titolo un episodio urbano di tipo storico. Non è quì il caso di spiegare perchè, ma fidatevi è così. Non è facile stabilire se lo spazio conforma la società o viceversa, ma sta di fatto che a quel tipo di organizzazione spaziale corrisponde anche una determinata organizzazione sociale, che porta ad avere, tra l'altro, un forte senso di appartenenza. In quel quartiere sopravvive cioè il senso della comunità. Che è quella cosa a volte un pò fastidiosa (ma in fondo dolce) perchè tutti sanno tutto di tutti, e si sentono autorizzati a parlarne, ma è così, perchè tutti si sentono un pò parenti di tutti. Una cosa un pò fuori moda, verrebbe da pensare, eppure ritrovare il senso della comunità, che è anche protezione e solidarietà, è il più grande dei problemi che abbiamo nel costruire i nuovi pezzi di città.
Ecco Montelepre ha certamente questo carattere, ma bisogna dire che rischia di perderlo. Perchè Montelepre è, sempre per la struttura del suo tessuto urbano, un posto difficile per la vita di oggi. Fino a pochi anni fa c'erano solo case unifamiliari o al più bifamiliari, da un pò sorgono condomini, la densità abitativa (e automobilistica) sta diventando insopportabile, viste le logiche speculatorie che regolano l'edilizia. Quel tipo di organizzazione spaziale, con queste condizioni, non regge più, e le condizioni spaziali difficili rischiano di far venir fuori il peggio da ciascun abitante.
Non si può far finta che tutto vada bene, non è così. E così Montelepre si dibatte fra la sua specialità sociale e il frantumarsi delle relazioni che quella ricchezza costituiscono. In tutto questo c'è qualcosa da fare. Montelepre non ce la fa più ad andare avanti per inerzia. Sono necessari interventi. Da parte di tutti. Da parte dei residenti, prima di tutto, in attesa di interventi superiori. Per dirsi che le cose non vanno, per dirsi che bisogna avere pazienza e trovare tutti assieme le regole per una sana convivenza. E poi l'Amministrazione comunale, dove è stata finora? dove siamo stati? non si possono consentire certe tipologie edilizie, certe densità con quegli spazi così angusti. Il problema doveva essere affrontato e risolto. Mi fermo qui, ci sarebbe da dilungarsi, ma spero che nella festa ci sia spazio anche per questi temi.
Roberto.
Il post di Massimo sul suo blog e' veramente bello. Un quadro perfetto (anche se incompleto) dei problemi di Assemini e dei suoi politici. Poi mi piace la sua linea di "tendere la mano", molto matura e sincera. Ottima anche l'interpretazione di Roberto su Montelepre. Si potrebbe aprire una discussione migliore di quella che riguarda i singoli componenti dei Partiti.
Auguri a Massimo anche da parte mia.
Andrea
x Massimo
Complimenti per l'ottimo "blues".
In bocca al lupo per l'operazione.
“Seu cabendi a bidda”, trad. “sto andando in paese”.
Così, ancora oggi, si esprimono buona parte degli abitanti di Montelepre, quando devono andare in Centro. Un modo di dire che, parecchi anni fa, aveva un senso, in quanto il quartiere restava quasi distaccato dal resto del centro urbano. Era espressione di una distanza meramente fisica.
Ha ragione Roberto (che saluto con grande piacere) nella sua breve ma efficace analisi: il quartiere è stato abbandonato a sé per troppo e lungo tempo e sta finendo anche la forza di inerzia.
Adesso quella stessa espressione pare assumere il significato di lontananza e distacco, non fisico, dalle amministrazioni che con la loro (in) attività hanno fatto sì che il quartiere degradasse fino a languire.
Dal momento che Roberto considera il suo intervento come estensivo della consueta riunione domenicale, approvo l’idea di trovare un momento della festa per discutere del tema. Se fosse stato presente (carognescamente) gli avrei chiesto: te ne puoi occupare?
Certamente non sarà un dibattito a risolvere il problema, ma, intanto, serve a porlo in modo serio. Concordo ancora sul fatto che gli interventi devono essere determinati dai residenti. E’ da loro che si deve rilevare il fabbisogno per poi intraprendere le giuste azioni di risanamento.
Occorre, in pratica, una rivoluzione copernicana: “è sa bidda ca depiri cabai a Montelepri!”, trad. “è il paese che deve andare a Montelepre!”
Non posso che ricambiare il saluto di Egnatius, e fargli un grande in bocca al lupo per il compito che lo aspetta. Riguardo all'investitura, mi rendo conto ora di aver rischiato grosso, ma, io volevo solo portare un contributo, e sono contento di vedere che la mia visione è condivisa. Basilio saprà certamente sviluppare il tema. Per quanto mi riguarda, limitatamente al poco tempo disponibile, non mancherò di partecipare.
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