mercoledì 4 giugno 2008

diario elettorale

Troppi pensieri e quattro ore di sonno. Lo specchio e lo spirito mi hanno convinto a rinunciare al volantinaggio in piazza Don Bosco. Ero comunque tra gli aggiunti e non mi sono sentito in colpa. Ho raggiunto Simone e gli altri a mezzogiorno ai cancelli della "Rumianca". Non ho mai saputo il significato della parola e se ne ha uno. Il suono e la fiamma anche i bambini sapevano che era l'industria. E' stata la nostra modernità la conoscevamo tutti. Un boato che ha accompagnato almeno tre generazioni. A dato molto e tolto di più. Ci ha insegnato la cultura operaia più dei libri. Poco più avanti le Saline di Contivecchi. Eligio, mio padre, ci ha lavorato trentacinque anni. Vespino cinquanta e via. Ho lavorato per sette anni al Teatro delle Saline e ho sempre considerato un onore essere quasi un saliniere. Distribuzione materiali da via Tevere verso l'equatore. Ho ottenuto dispensa anche questo mercoledì e l'orchestra pur a ranghi ridotti si è riunita. Forse sono distratto ma non ho visto la grande armata in movimento:il giornalino con l'omino, i santini pattinati. Vuoi vedere che parte la campagna televisiva. Speriamo faccia ridere.
Buonanotte

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tanti elementi di riflessione in poche righe. Hai ragione la Rumianca ci ha dato tanto ma non è la nostra vocazione, si è chiuso un ciclo, un epoca, bisogna avere il coraggio di superare quella modernità anacronistica, andare oltre. Non conosco tuo padre, ma ho lo stesso grande rispetto, così come c'e' l'ho per tutti coloro che per tanti anni hanno lavorato e si sono sacrificati per allevare i figli e mantenere la famiglia, in un'epoca in cui gli ideali valevano qualcosa, erano un valore, un 'epoca in cui essere contava più che apparire, un epoca in cui la serenità contava più del denaro.
Non ci sarà nessun armata in movimento, sentono la vittoria certa come non mai e passeggiano in attesa di giungere al traguardo. Anche stavolta i semidei in giacca e cravatta, sono scesi tra la gente per dare le pacche sulle spalle. Speriamo che il loro popolo si renda conto che sono considerati solo dei sudditi.
Ora vado mi sento stanco forse riesco a smettere di pensare e riuscirò a dormire.

Pisincheddu ha detto...

Aveva 18 anni mio padre, partiva all'alba, in bicicletta per andare a lavorare alle saline. Al rientro dopo una doccia veloce, sempre in bicicletta, destinazione Cagliari per l'allenamento nella palestra di pugilato.
Ne avevo 18 quando durante le vacanze scolastiche, in sella alla mia bicicletta andavo alle saline per giocare a tennis, l'unico campo della zona dopo si poteva saltare e non pagare.
Mio figlio ha 6 anni ed ogni mattina gli pulisco la bicicletta.

Anonimo ha detto...

Il nome "Rumianca" arriva dal Comune di Rumianca, in Piemonte. In quella localita' nacque la prima azienda di chimica secondaria e, all'inizio, l'azienda nona veva propriamente un nome. La Societa' venne costituita a Genova all'inizio del Secolo e decise di riferirsi allo "Stabilimento di Rumianca" quando si parlava dell'azienda. Cosi quando alcune decine di anni dopo (nel 1941) l'azienda si trasferi' a Torino, decisero di prendere il nome oramai comune di Rumianca S.p.A.
Detto questo devo dire che pure il mio primo lavoro fu alle Saline, uno dei tanti che faceva le raccolte estive. Dopo la prima raccolata, con due amici che parteciparono alla stessa, decidemmo di spendere tutti i soldi in un tour di 6 settimane in Europa con il treno. Inghilterra, Francia, Belgio, Germania, Scozia, Olanda e Natale a Roma in finale.
Da quel giorno capii che dovevo andar via da Assemini e la Sardegna. Altre 5-6 volte alle saline, con conseguente viaggio dopo la raccolta. Inutile dire che ci sono affezzionato e devo dire grazie a quelle esperienze. Entravo nell'inferno per raggiungere il paradiso. Era un ciclo annuale che non potevo evitare. Sei anni cosi, dentro e fuori.
Da anni ne sono fuori, ma ogni volta che ci passo vicino non posso fare a meno di ricordare quel periodo.
Un saluto
Massimo

Egnatius ha detto...

Anche mio padre ha speso parte della sua vita lavorando alla Conti-Vecchi, fin dai tempi in cui il sale veniva estratto con il picco e con le carriole. Anche per me attraversare le saline, mentre guardo le caselle e i fenicotteri riveste ancora un sapore tutto particolare. E’ vero, tutta la politica economica condotta dagli anni sessanta ha generato tantissimi danni e pochi benefici. Ha favorito pochi a danno di molti. Ha sconvolto il tessuto socio economico, privilegiando una vocazione che non era la nostra. Purtroppo non si può tornare indietro. Ma dobbiamo fare di tutto per salvare il salvabile!

roberto ha detto...

All'amarcord non si rinuncia, dico anche la mia...

"Mio babbo lavora in Rumianca". Questa era la risposta che davo alla maestra e al professore di turno, e il loro annuire mi trasmetteva sicurezza.
Chissà se per mio figlio è la stessa cosa quando dice "mio babbo lavora in Internet". Dovrò chiederglielo.