Credo che vada messo in conto, sono di umore pessimo e mi infastidisce tutto quello che tende a farmi cambiare questo stato d'animo. In giornate come queste faccio fatica a fare qualsiasi cosa anche a pensare figuriamoci a riflettere, discutere e programmare, come avrei dovuto se la festa a Montelepre si vuole fare. Tutto considerato oggi non mi pare insensato arrendermi.
Buonanotte
10 commenti:
Ma le decisioni non vanno prese cosi. Quindi oggi e' insensato pensare che non sia insensato arrendersi.
ne parliamo domani.
Pescecani, il mare è tempestato da pescecani in un pessimo film su canale 5, il lunedì incombe e l'umore del nostro padrone di casa non sembra dei migliori. Mi torna alla mente un passo di un libro letto per metà dal titolo "Treno di notte per Lisbona". Diceva che fra tutte le esperienze fatte alcune, a nostra insaputa, conferiscono alla nostra vita la sua forma, il suo colore, la sua melodia.
Sono d'accordo con Max, meglio parlarne domani.
Buonanotte.
Il fine Settimana anche il Giustiziere Della Notte riposa e risparmia le sue vittime.
Solo un taglia e incolla della posizione di Emanuele Sanna sugli impianti per la produzione di energia eolica, affinchè gli eredi dei suoi seguaci ne traggano le debite conseguenze in tema di coerenza. Evidentemente Testa docet anche in loco.
Emanuele Sanna
Eolica: da energia pulita a emergenza ambientale
Una inedita emergenza ambientale incombe sul patrimonio naturale della Sardegna e per quanto possa apparire paradossale stavolta il pericolo arriva travestito da energia pulita. In assenza di un Piano energetico approvato dal Consiglio regionale nel biennio 2001-2002 la Giunta ha adottato una serie di provvedimenti che hanno di fatto aperto la strada ad una massiccia installazione di impianti industriali per la produzione di energia eolica disseminati in tutto il territorio della nostra Isola.
Per avere un'idea esatta della dimensione abnorme e inquietante dello scempio paesaggistico che si sta profilando basta dare uno sguardo ai documenti ufficiali dell'Assessorato all'Ambiente che negli ultimi anni ha gestito in forme alquanto discutibili questa delicata materia.
Nel breve spazio di due anni sono state presentate al competente Servizio (S.I.V.I.A.) istanze autorizzative per 88 Parchi eolici per un totale di 2.814 aerogeneratori e una potenzialità produttiva di 3.765 Mw. Questi giganteschi impianti industriali, con torri d'acciaio più alte della cupola del Vaticano e ciascuna del peso di oltre 200 t., saranno spalmati in tutto il territorio regionale e in particolare sui crinali delle montagne e nei siti di maggiore visibilità. Questo spaventoso disegno è spinto con mezzi molto efficaci dalle lobbies e dalle imprese che controllano in Italia e in Europa il libero mercato dell'energia elettrica e si contendono in particolare l'accaparramento dei cosiddetti certificati verdi per ottemperare alle direttive comunitarie e al protocollo di Kyoto.
Se questi interventi dovessero andare in porto la Sardegna avrebbe la più alta concentrazione al mondo di torri eoliche (una torre ogni 8 kmq di territorio rispetto alla Germania, che con una torre ogni 23 kmq risulta essere oggi il Paese più eolizzato del Pianeta).
C'è chi sostiene irresponsabilmente che i sardi dovrebbero essere grati e orgogliosi per la morbosa attenzione che le multinazionali dell'energia stanno riservando alla nostra Isola.
Il Comitato Sardo Paesaggio (C.S.P.), che si è costituito nei mesi scorsi in collegamento col Comitato nazionale presieduto da Carlo Ripa di Meana, ha in materia di energia da fonte eolica una posizione molto prudente e rigorosa che si può riassumere nel rifiuto radicale dello scambio perverso di danaro contro paesaggio.
Vediamo le conseguenze sicure e devastanti dell'eolico selvaggio che si sta proponendo in un'isola usata come cavia e sconnessa dalle grandi reti di trasporto dell'energia.
Si vuole produrre solo dal vento in Sardegna una quantità di energia di gran lunga superiore al fabbisogno totale regionale. L'Italia dovrà produrre, entro il 2012, circa 2.000 Mw di energia alternativa.
Perché in Sardegna quasi 4.000 Mw? A favore di chi e a quale prezzo? I beneficiari sono facilmente individuabili tra le imprese italiane e straniere che su scala europea danno la caccia ai siti meno costosi per intercettare non tanto il vento quanto gli incentivi finanziari e fiscali a favore delle fonti energetiche rinnovabili.
Ma chi ha a cuore il futuro della nostra terra deve fare una riflessione più attenta e più lungimirante.
La Sardegna è l'unica regione d'Europa non metanizzata e ciò comporta una bolletta energetica più cara di circa 1 milione di lire all'anno per ogni famiglia della nostra isola. Il caro energia è una zavorra strutturale per lo sviluppo moderno ed eco sostenibile della nostra comunità regionale e non c'è dubbio alcuno che occorre incentivare attraverso un accurato e lungimirante Piano regionale la utilizzazione di tutte le fonti naturali e rinnovabili.
Abbiamo vitale necessità di energia pulita e meno costosa prodotta dal sole, dall'acqua, dalle biomasse, dalle maree e dal vento anche per contenere la dipendenza dai combustibili fossili e l'immissione in atmosfera dei gas serra. Ma questa giusta esigenza non può aprire le porte ad un eolico corsaro e deturpante che si afferma nel territorio della nostra Isola secondo l'antica logica de s'afferra afferra, distruggendo il paesaggio e l'ambiente naturale e ostacolando anche pesantemente le più pregiate e tradizionali attività produttive, quelle che non alterano la qualità dell'ambiente e la qualità della vita delle nostre comunità locali e agro-pastorali.
Finora le rocce, il granito, i nuraghi, il mare, le lagune e le scogliere hanno incorniciato il paesaggio naturale e storico della nostra Isola e il profilo delle nostre montagne incantate nonostante le violenze subite col fuoco, col disboscamento e con cave a cielo aperto, si è conservato sostanzialmente intatto nella sua fisionomia originaria disegnata in milioni di anni. Oggi travestito da modernità e sviluppo incombe un rischio tremendo per questo straordinario patrimonio naturale.
Se le torri d'acciaio che vogliono catturare il vento venissero realizzate nella misura e nei modi che colossali interessi sopranazionali stanno progettando e deboli istituzioni locali stanno autorizzando ci risveglieremo tra pochi anni in una Sardegna terribilmente sfregiata e imprigionata in un paesaggio innaturale e degradato.
Collocare decine di impianti industriali sulle cime delle nostre montagne, stravolgere delicati ecosistemi naturali, erigere cabine e cavidotti ad alta tensione, aprire strade e piste per centinaia di chilometri nel cuore delle aree finora più protette della nostra Isola per consentire ai mercanti europei dell'energia di disporre in Sardegna di una potenzialità produttiva quasi doppia rispetto a quella che deve produrre l'intero Paese a me sembra un'autentica follia.
Siamo di fronte ad un disegno brutale e intollerabile di neocolonizzazione al quale bisogna opporsi con la massima determinazione. è quello che il C.S.P. e tanti comitati locali stanno da alcuni mesi facendo, incontrando una crescente attenzione e mobilitazione delle popolazioni interessate alla salvaguardia e alla corretta utilizzazione delle loro risorse naturali e territoriali.
La nuova Giunta regionale guidata da Renato Soru ha tempestivamente e concretamente manifestato una positiva attenzione verso questo problema, ma il rischio di una compromissione irreparabile di alcuni siti naturali di straordinario valore paesaggistico e ambientale non è assolutamente scongiurato.
La nostra Associazione ha segnalato alla Giunta alcune emergenze e alcuni atti amministrativi e giuridici che bisogna assumere con chiarezza e senza tentennamenti. La selva di torri eoliche che si stava per abbattere sui monti dei Sette Fratelli nei comuni di Sinnai e Dolianova è stata recentemente bloccata da un salutare provvedimento della Soprintendenza del Ministero ai Beni Architettonici e del Paesaggio che ha esercitato i suoi poteri sostitutivi di fronte all'inerzia e alla arrendevolezza delle istituzioni autonomistiche.
Occorre un radicale cambiamento di rotta nel campo della pianificazione e delle autorizzazioni per la produzione di energia e ogni scelta sulle fonti e sui luoghi dove dovranno essere realizzati gli impianti andrà fatta valutando con la massima lungimiranza le conseguenze che determina sui beni e sugli interessi collettivi dei sardi. Non solo nel campo urbanistico ma anche in quello dell'energia occorre cambiare strada e abbandonare l'idea nefasta che lo sviluppo si può alimentare solo attraverso la distruzione sistematica delle risorse naturali.
Abbattere foreste, sventrare montagne, deviare fiumi, inquinare le falde, dissestare l'equilibrio idrogeologico, svuotare il sottosuolo, significa andare verso il baratro del conflitto insostenibile con la natura di cui siamo una componente e non gli incontrastati dominatori.
Nessuna guerra di religione contro i mulini a vento e contro i legittimi e colossali interessi che si muovono attorno all'energia e in particolare attorno al business dell'eolico, però non possiamo consentire che il prezzo sia la distruzione dei beni più preziosi di cui dispone oggi il popolo dei sardi. L'eolico che ci stanno proponendo rischia di essere molto più inquinante del petrolio e del carbone. La crescita incontrollata delle centrali del vento oltre allo sfregio paesaggistico forse creerebbe qualche effimero vantaggio per una minoranza, ma danneggia di sicuro la maggioranza della popolazione perché deprezza il valore del territorio, impedisce il turismo di qualità, interferisce negativamente con le attività agro-pastorali e di silvicoltura, ha un impatto negativo sulla flora e sulla fauna.
Ecco perché chiediamo alle istituzioni locali e regionali una piena assunzione di consapevolezza e di responsabilità, proponendo intanto alcune indispensabili misure di salvaguardia.
Il Comitato Sardo Paesaggio ha già avuto modo di sottolineare che per un'effettiva tutela del patrimonio ambientale e paesaggistico della Sardegna devono restare escluse da installazioni elettro-eoliche tutte le aree Parco nazionali o regionali anche istituende o proposte ai sensi della L.R. 31/89, tutte le aree SIC (Siti di Interesse Comunitario) e ZPS (Zone Protette Speciali), tutte le aree sottoposte a vincoli paesaggistici e ambientali. A tal fine chiediamo un doveroso e documentato riesame di tutti gli atti regionali autorizzativi adottati prima della entrata in vigore della delibera della Giunta Soru del 23.7.2004, e, ove ne ricorrano gli estremi, la revoca definitiva (anche laddove i lavori risultino iniziati) degli atti adottati prima del 30.8.2003 sia perché non è stato valutato completamente il reale impatto ambientale, sia perché non risulta rispettata la legislazione sulla liberalizzazione del mercato elettrico ed espletate gare ad evidenza pubblica.
Per evitare che venga compromesso il contenuto di un serio Piano energetico sardo, il CSP propone inoltre che la Giunta regionale individui preliminarmente le aree non idonee all'installazione degli impianti eolici così come previsto dal D.Lgs. 29.12.2003, n. 387 "Attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità" e dalla legge urbanistica regionale n. 45/1989, escludendo comunque le aree costiere e lagunari, le aree vincolate, tutte quelle in prossimità dei centri abitati e turistici, tutte le aree più sensibili dal punto di vista paesaggistico (in particolare crinali montani e collinari).
Questi passi ci sembrano assolutamente doverosi e vanno fatti subito per non commettere altri fatali errori nella difficile strada dello sviluppo sostenibile della Sardegna e senza dissipare il suo inestimabile patrimonio naturale, storico e culturale. Un rischio, quest'ultimo, concreto e incombente che, in una fase di obnubilamento della nostra coscienza autonomistica, stava passando nella generale indifferenza delle istituzioni politiche e anche della pubblica opinione.
Adesso ci sembra di cogliere un clima nuovo e più rassicurante perché prende corpo una spinta positiva tra i sardi per contrastare scelte e processi che si configurano come nuove forme di subalternità e di espropriazione del nostro territorio nel quale vogliamo esercitare una sovranità democratica per essere protagonisti del nostro futuro.
Siamo sicuri che le vittime del giustiziere non siamo noi che cerchiamo di leggere i suoi infiniti interventi?
P.S. tanto lo sò che anche quest'anno la Festa a Montelepre si farà.
Conosco quello stato d'animo, quando non mi passa per tutto il giorno per non portarmelo dietro l'indomani, se non ne ho in casa, vado in enoteca o in "qualche casa qui vicino" mi scelgo del buon vino rosso (ci impiego circa un'ora) e a casa una volta portato alla temperatura giusta ne bevo un bicchiere alla mia salute, a quella di chi mi sta vicino e dei miei amici. Dopo mi sento veramente fortunata (non facciamo allusioni per cortesia !!!) e penso che quello stato di malessere in fondo l'avevo perchè il vino rosso era finito. Per fortuna ancora ci sono molte enoteche e "case" in cui trovare del buon vino !!!
Ma infondo non stare bene non e'cosi'male..Lisa
Chi ha capito cosa intende dire il giustiziere?
La festa di Montelepre non è solo una "festa" e perchè questo appuntamento si ripeta ci deve essere la collaborazione fattiva di un certo numero di persone che si impegnano solidalmente per il raggiungimento dell’obiettivo. Lavoro, sudore e molta disponibilità, di tutti i tipi, sono elementi essenziali per la buona riuscita del progetto che utilizza i luoghi, gli spazi in cui si dipana la vita di un quartiere, per creare occasioni di incontro, scambi di conoscenze ed esperienze, stimoli per parlare, divertirsi. Un progetto che vuole fare a meno dei finanziamenti pubblici perché nasce nel completo volontariato, è apartitico e non ha certo fini di lucro, anzi! Vuole favorire o meglio “coccolare” quel senso di appartenenza ad una comunità di cui troppo facilmente ci disfiamo o forse ci vergogniamo (giustamente delle volte). Niente di presuntuoso o di improbabile, piccoli interventi per sollecitare emozioni e lasciare un segno visibile della nostra attenzione e cura al quartiere e alle persone che lo abitano.
Ci riusciremo anche quest’anno?
Penso che Basilio abbia questo in testa quando pensa a Montelepre ma per realizzare quel progetto ci vuole più partecipazione attiva e solidarietà di intenti. Se non dovessimo riuscire a realizzare l’appuntamento annuale potremmo proporre una biennale?
Ancora io.
Basilio, ma gli incontri organizzativi della festa di Montelepre, non è che nel mese di luglio la domenica alle 18.00 sono un pò difficili da rispettare? e se si cercasse un giorno e un'ora meno proibitivi per qualcuno?
ho riletto il post e mi sono reso conto che l'avevo visto superficialmente. Arrendersi non è mai insensato, però non dimentichiamo quanto può essere dolorosa la resa e cosa Assemini perde, molto più di una festa rionale, sicuramente un'esperimento di convivenza umana e civile che si costruisce con l'auto organizzazione dal basso finirebbe. Prima volevo minimizzare, non è il caso, hai ragione da vendere.
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