sabato 14 febbraio 2009

La vignetta della settimana

18 commenti:

Massimo Usai ha detto...

Che differenza tra Sardegna e USA...in America Obama vince anche per la forza di internet. In Sardegna sui sondaggi su internet, non c'era battaglia...ma in sardegna votano anche le capre e le pecore. Mi ero dimenticato. :)
Ad ogni modo un grazie al PD bisogna sempre darlo, alla fine. Almeno per molti e' stata l'ultima volta che l'hanno votato...:DDD
Insomma, guardiamo anche il lato positivo di tutto questo....;)

Anonimo ha detto...

Adesso Cappellaci finanzierà abbondantemente la cultura e permetterà ai commercianti di vendere le attività comprese di licenze pubbliche.
Monica Mascia

Anonimo ha detto...

Qualcuno sostiene che il Pd ha toccato il fondo. Io non credo: si può fare ancora molto peggio di così. Anzi, credo che se analizzassimo con un minimo di raziocinio quello che è successo ieri e l’altroieri alla luce di quello che era accaduto nei mesi scorsi, non si possa non arrivare alla conclusione che - salvo improvvise e oggi totalmente imprevedibili sorprese - ci aspetta nei prossimi mesi uno spettacolo ancora più penoso e deprimente.

Da cosa è cominciato, il disastro? Non dalla spartizione Ds-Dl. Il disastro è cominciato quando accanto a quel malcostume è iniziata la guerra civile degli ex-Ds. Una guerra civile combattuta non con gli strumenti che il nuovo partito metterebbe a loro disposizione - le primarie - bensì con facendo ampio ricorso a quegli strumenti tribali che hanno contraddistinto il fenomeno - inedito per qualsiasi democrazia occidentale - della sopravvivenza di una dirigenza che rimane per vent’anni in testa a un partito nonostante una serie infinita di sconfitte. D’Alema, Veltroni, Bersani, Fassino, Turco… l’elenco lo conoscete. Gli stessi del Pci al 28%, gli stessi del Pds al 21%, gli stessi dei Ds al 16%. Gli stessi di questo Pd che solo in Sardegna ha perso dodici punti dalle politiche (nota bene per i fan delle manette: Di Pietro ne ha guadagnato appena uno) e si appresta a incassare alle europee di giugno una sconfitta le cui proporzioni metterebbero in dubbio la stessa esistenza del Partito Democratico.

Eppure non sembra sia il progetto politico in sé, il problema: basta andare a vedere i numeri dei votanti alle primarie, ogni volta che vengono celebrate. Il problema è una linea politica erratica e ondivaga, una lotta intestina che come un tumore ha corroso ogni forma di dibattito, una classe dirigente incapace di prendere qualsiasi posizione se non tramite interviste melliflue allo scopo di danneggiare i propri avversari interni. Una classe dirigente che tiene la faccia esclusivamente rivolta verso l’interno senza mai voltarsi verso la società e verso quella base del partito - i militanti, non gli elettori delle primarie: i militanti - che iniziano a provare una vera e propria crisi di rigetto: a Forlì le primarie hanno premiato il candidato avversario a quello investito dal partito, nella rossa Firenze un trentaquattrenne cattolico ha stracciato ogni avversario prendendo il quadruplo dei voti di quel Michele Ventura - sessantasei anni, ex-Pci, ex-Pds, ex-Ds - che era il candidato di punta del candidato alla segreteria del partito, quel Pierluigi Bersani - ex-Pci, ex- Pds, ex-Ds - che a cinquantotto anni suonati aspetta ancora che sia D’Alema a dargli il permesso di candidarsi: due anni fa gli disse no, stavolta gli ha detto sì, peraltro con un tempismo da dilettanti della politica - alla faccia della sua proverbiale intelligenza. Che dire della Sardegna, poi, dove un ottimo presidente di regione si è dimesso a seguito dello scontro col suo stesso partito e nonostante un buon risultato personale non sia riuscito a colmare i diciotto punti di vantaggio che separano la sua coalizione dal centrodestra (taccio per carità di patria delle voci insistenti e credibili secondo cui una parte non indifferente dei duri e puri di partito abbia votato per il candidato del centrodestra, pur di punire il ribelle Soru).

In cima a questa valanga di disastri si staglia la leadership di Walter Veltroni, il cui mandato popolare gli avrebbe permesso di rivoluzionare l’assetto del partito e che invece ha clamorosamente tradito il programma del Lingotto, facendo dell’indecisione, dell’impreparazione e della ricerca continua di compromessi su compromessi la cifra della sua leadership. Quando lo spirito corporativo prevale sul coraggio, non si può che finire com’è finito Veltroni: commissariato dopo appena un mese dalle elezioni politiche e di fatto con la data di scadenza appiccicata addosso. Avesse avuto il coraggio di chiamare per nome chi remava contro e picconava di notte quello che lui tentava precipitosamente di costruire il giorno, avesse avuto il coraggio di mettere sul piatto la propria leadership, anche a costo di spaccare il partito, oggi forse conosceremmo una realtà diversa. Invece no.

Abbiamo a che fare con un partito che ha abbandonato ogni istanza di rinnovamento e la cui prevedibile e catastrofica sconfitta alle europee getterà la base in uno sconforto tale da preferire la conservazione e la riscoperta delle vecchie abitudini al marasma totale di questi mesi. Dopo il disastro si aprirà il più classico e vacuo dei dibattiti sul senso dell’esistenza in vita del Pd, ci si trascinerà stancamente a un congresso durante il quale il partito si consegnerà a Pierluigi Bersani, che - con la benedizione di D’Alema e la speranza che gli italiani riescano di nuovo a votarci per semplice sfinimento - farà una cosa tale e quale a quella che erano i Ds. Tre anni dopo, e con un botto di voti in meno. Auguri.

Roberto Spina ha detto...

Si, tutto bene, ma scusa, chi sei?

Massimo Usai ha detto...

scusa Roberto...l'ho postato io, ma non e' roba mia... e' di un amico che gestisce un blog.. questo il pezzo online
http://www.imille.org/2009/02/la-crisi-di-rigetto/

Anonimo ha detto...

Non si fa così Massimo e talmente tutto giusto che non cè più niente da dire se non da decidere se starsene defitivamente a casa o dissotterrare l'ascia di guerra.
Mi spiace Marco ma l'osservazione di Monica è perfetta.
Francesco

Anonimo ha detto...

Non si fa così Massimo e talmente tutto giusto che non cè più niente da dire se non da decidere se starsene defitivamente a casa o dissotterrare l'ascia di guerra.
Mi spiace Marco ma l'osservazione di Monica è perfetta.
Francesco

Anonimo ha detto...

Non si fa così Massimo e talmente tutto giusto che non cè più niente da dire se non da decidere se starsene defitivamente a casa o dissotterrare l'ascia di guerra.
Mi spiace Marco ma l'osservazione di Monica è perfetta.
Francesco

Anonimo ha detto...

vi invito a portare rispetto per il PD, è un partito che funziona benissimo, pensate che è riuscito a organizzare in modo efficientissimo il voto disgiunto, che è una pratica molto difficile da mettere in atto. Guardate i dati dove è andato bene, troverete sempre che i voti di lista sono maggiori in certi casi di gran lunga (vedi Sarroch) delle preferenze ricevute dal presidente. Chi poi ha fatto (come me) il rappresentante di lista, ha potuto notare che il voto disgiunto era legato sempre agli stessi candidati. Traetene le conclusioni e ditemi se questo non è un partito organizzatissimo capace delle operazioni più complesse, se non fossi completamente ateo direi diaboliche, ma non lo dico per non urtare la pia coscienza di chi, osservante crede e milita in questo incredibile partito con molte sensibilità.

Roberto Spina ha detto...

Ok, Max, non c'è problema, era solo per capire se qualcuno tentava di appropriarsi del testo di Francesco Costa. Non era così. Per il resto, veramente per ora non ho voglia di dire nulla, ammesso che serva a qualcosa.

Anonimo ha detto...

noi vecchietti in questi casi prima di iniziare il rito tribale dell'elaborazione del lutto chiamato allora''analisi del voto''lasciavamo passare qualche giorno e io mi atterrò strettamente alla tradizione.
marco

Anonimo ha detto...

bla bla bla !!!
Monica

Anonimo ha detto...

concordo con Marco, e pare, anche Veltroni sia della stessa opinione.

Roberto Spina ha detto...

L'ho scritto da un'altra parte, ma mi sembrava scortese non riportarlo anche quì:
Non sono ancora tornato, non so dove sono, ma non sono quì, non consideratemi presente e quello che state per leggere non significa che ho ricominciato. Quello arriverà più avanti, credo. Ma questa cosa la voglio dire. 5 anni fa Renato Soru era solo una scommessa, lo abbiamo votato a carte coperte, non sapevamo cosa ci aspettava e lo abbiamo eletto. Ora lo sapevamo bene, sapevamo che significava una idea pulita della politica, alta, che chiamava tutti alla responsabilità. Una idea della politica che ci chiedeva di essere cittadini responsabili, soggetti attivi nella costruzione della nostra comunità e non parassiti questuanti della pubblica amministrazione. Noi in Sardegna stavamo votando per questo, per contarci su questo. Credo che l'inebriamento per gli ultimi 5 splendidi anni (durante i quali molti di quelli che potevano essere ritenuti solo dei sogni sono stati realizzati) ci abbia portato a credere fossimo diventati così tanti da vincere, che abbastanza di noi avessero capito. Ma non era così. Ci siamo ricordati di colpo di quello che eravamo o almeno di quello che ci consideravamo: un'isola del sud Italia, abbastanza propensa all'assistenzialismo, piegata su se stessa, e poco fiduciosa nelle proprie capacità, baciata dalla fortuna per un ambiente meraviglioso, non ancora distrutto più per indolenza che altro. Ebbene, non posso dimenticare che in tutto questo c'è stato il 43% di persone che ha detto di essere diversa, che a tutto questo si ribella e si identifica nell'idea di Sardegna a cui Renato Soru ha dato corpo. Manca tanto così perchè quel 43% diventi maggioranza e punto di non ritorno. Persone che non vogliono disperdersi, che non si accontenteranno ora che sanno, ora che hanno visto, ora che hanno provato. Ora basta, che sennò ricomincio e ancora non voglio, è troppo presto.

Anonimo ha detto...

...c'è qualcuno che ancora non si è espresso !

Anonimo ha detto...

Roberto..sei troppo fiducioso. In quel 43% di voti a Soru c'e' uan marea di gente che sperava solo di trarre vantaggio... ahime'..e sai bene che e' cosi.
Ci diciamo la verita'?!? secondo me se il 20% realmente la pensa come tu hai detto, e' gia' grasso che cola.
C'e' gente che ha votato o sosetnuto SOru, che non sa manco cosa sia prosgressismo./... e che se Soru applicasse letteralmente quello che vorrebbe fare, gli girerebbe le spalle in 30 secondi.
:(
La situazioen morale, culturale e di reale voglai di cambiamento...e' talmente bassa che per me un 20% sarebbe gia' un successo.
E' uan battaglia persa, non voglio disilluderti, ma e' cosi. Almeno in sardegna, almeno in Italia...
pensa che ancora non abbiamo neppure ilr isultato finale delle elezioni..LOL

Anonimo ha detto...

Renato Soru ha avuto buone intuizioni, ma devo dire che nella loro applicazioni non mi ha convinto del tutto. Bersani è un ottimo politico, ma anche a me sembra oramai fuori tempo massimo. Per mantenere il PD in vita sarebbè opportuno un giovane segretario, dai modi gentili, ma con idee chiare e che dopo aver condiviso con la squadra abbia il coraggio di DECIDERE. E' ora di dire a molte persone che hanno a lungo diretto la politica a tutti i livelli "GRAZIE" ma ora facciamo noi, oppure continuate pure a fare voi, ma senza di NOI.

Anonimo ha detto...

QUESTA è LA BIOGRAFIA DI BERSANI:
"Pier Luigi Bersani è nato a Bettola, in provincia di Piacenza il 29 settembre 1951, in una famiglia di artigiani. È laureato in Filosofia, con una tesi su San Gregorio Magno.

Giovanissimo, è Vice Presidente della Comunità Montana piacentina, quindi Vice Presidente del Comitato Comprensoriale piacentino. Eletto Consigliere Regionale per la Circoscrizione di Piacenza, assume incarichi di Giunta fino al 1990 quando ne diventa Vice Presidente. Il 6 luglio 1993 è eletto Presidente della Regione Emilia-Romagna. Nelle elezioni regionali dell'aprile 1995, le prime con l'indicazione diretta del Presidente, Bersani viene eletto dal 54% dei cittadini che hanno votato la lista di centrosinistra “Progetto Democratico”. Dal gennaio al luglio del 1995 ricopre l'incarico di Presidente di turno della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province Autonome.

Dal 18 maggio 1996 al 22 dicembre 1999 ricopre la carica di Ministro dell'Industria, del Commercio, dell'Artigianato e del Turismo nel Governo Prodi I. Dal 23 dicembre 1999 al 3 giugno 2001 ricopre la carica di Ministro dei Trasporti e della Navigazione. Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio 30 Fidenza-Salsomaggiore; componente della X Commissione Attività Produttive della Camera.

Nell'estate del 2001 ha fondato NENS (Nuova Economia Nuova Società) insieme a Vincenzo Visco[1]. È presidente dell'associazione Nuova Romea.

Alle elezioni europee del 2004 viene eletto parlamentare europeo nella circoscrizione nord-ovest; membro della “Commissione per i problemi economici e monetari” e della “Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori”. Componente della Delegazione alle Commissioni di cooperazione parlamentare UE-Kazakistan, UE-Kirghizistan, UE-Uzbekistan e per le relazioni con il Tagikistan, il Turkmenistan e la Mongolia, della Delegazione per le relazioni con la Bielorussia e della Delegazione all'Assemblea parlamentare Euromediterranea. È stato membro della Presidenza del comitato politico e del Comitato nazionale dei Democratici di Sinistra.

Dal 17 maggio 2006 all'8 maggio 2008, ha ricoperto la carica di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Prodi II.

Non si è candidato alle primarie del Partito Democratico, affermando che una candidatura contro Veltroni avrebbe disorientato una parte dell'elettorato.[2]

Dal 9 maggio 2008 è ministro ombra dell'Economia per il Pd.[3]

Venerdì 5 febbraio 2009, in un'intervista al quotidiano "La Repubblica", Pierluigi Bersani ha reso pubblica l'intenzione di candidarsi a segretario del Partito Democratico in vista del congresso autunnale del 2009.[4]"

BENE LA BIOGRAFIA L'ABBIAMO LETTO MA SECONDO VOI QUANDO CAZZO(SCUSATE) SI DECIDERA' A CERCARSI UN LAVORO?

Caro Tonio il problema non è solo di un segretario nazionale, ma di gruppi dirigenti a tutti i livelli decisi, capaci e competenti ( e con incarichi a termine)che a prescindere dall'età siano in grado di ridare credibilità al centrosinistra.
Una cosa è certa possiamo discutere dei limiti di Soru e non vi è dubbio che ve ne siano, ma indietro non si torna,
no al re, ma no anche alla vecchia oligarchia e al vecchio sistema di potere del centrosinistra e soprattutto no ai politici a vita.
Francesco.
Francesco