mercoledì 3 febbraio 2010

diario londinese

Epilogo II: Passato lo smarrimento iniziale, decido di agire ho meglio chiamo Max e lo informo della situazione, lui tra l'incredulo e il preoccupato mi dice che solo a me possono capitare queste cose, dalla voce traspare lo sgomento di chi può essere costretto a impegnare una giornata già piena alla ricerca dell'amico perduto, mi dava comunque conforto la certezza che terminato il breve colloquio gli innumerevoli sistemi telematici da cui non si separa mai avrebbero scannerizzato la rete fino all'ultimo file per tirarmi fuori dai pasticci. Seconda telefonata ad Anna, la metto al corrente del contrattempo e non mi trattengo dal farle notare che la sua battuta "e non perderti, mi raccomando" risalente ad un'oretta prima durante l'attesa a Clapham, in quel momento non la trovavo molto divertente, lei paziente mi incoraggia, ti farò sapere le dico un attimo prima di ripiombare nella mia sfrecciante dimensione. Dai finestrini le campagna che fino a poco prima mi era sembrata dolce e seducente si è trasformata in un ostile e sterminata distesa. Undici e un quarto, mi passa per la testa che potrebbe passare il controllore, un problema per volta mi dico e decido di prendere di petto a situazione, nel vagone eravamo in quattro, un ragazzo che non ha mai alzato lo sguardo dai dai sui appunti universitari, una donna che non vedevo dal mio posto ma che sentivo benissimo vociare al telefono da una decina di minuti e una signora molto british che solo un paio di volte ha alzato lo sguardo dal sul suo libro per dimostrare un elegante e silenzioso disappunto nei confronti della donna chiassosa che neanche lei vedeva. In assenza di nuovi contatti col mondo consciuto mi rivolgo alla lettrice e le chiedo se conosce l'ora d'arrivo al capolinea, al terzo tentativo quando ormai disperavo che i miei gorgoglii si potessero trasformare in una domanda sensata, "alle undici e mezzo" mi pare di capire dica nella sua lingua. La ringrazio, rinfrancato penso ce la posso fare, dura solo un attimo il mio Seiko segnava le undici e ventotto e attorno la maledetta campagna correva alla velocità di sempre, lei capisce e aggiunge " non sono sicura", ringrazio di nuovo. Dopo un quarto d'ora lunghissimo siamo in stazione, mi fiondo giù dal treno e affronto senza esitazioni il primo uomo in divisa, il treno per Gatwick airport, cosa? mi chiede lui, il primo treno per Gatwick insisto dando una manata al mio trolley rosso. Una breve frase che finiva con five mi mette in motto verso il binario cinque, salgo appena in tempo ed subito direzione nord. Penso che sono irrimediabilmente senza biglietto ma visto che ero senza soluzioni anche il problema passa in secondo piano. Faccio un sms a Max che dopo non più di un minuto mi risponde che quel locale impiegherà quaranta minuti ad arrivare a destinazione, mezz'ora prima del mio volo. Il check in avrebbe chiuso cinque minuti prima secondo le informazioni del mio biglietto on line.
Buonanotte
segue  

Nessun commento: