giovedì 4 febbraio 2010

diario londinese

Epilogo III: Sono le dodici e trenta quando scendo dal treno e attraversando il marciapiede mi infilo direttamente nel fatidico terminal south di Gatwick. Questo insieme alla scarsità di controllori attenuano per un momento il mio astio verso le ferrovie inglesi che fino ad allora non erano che una prigione semovente. L'aeroporto è enorme, almeno così mi sembra, forse perché c'erano pochi passeggeri in giro, di sicuro l'ansia contribuiva a percepire tutto in maniera cinematografica, compresa l'immagine che mi ero fatto leggendo almeno trent'anni fa un racconto di Stephen King, tornata a galla dopo tanto tempo e molto simile a quello che vedevo. Chiedo al primo in divisa che incontro dove sta il check in Easy Jet, lui mi dice che devo controllare sui monitor. Già come dappertutto, anche a Elmas. Zona H indicava lo schermo, i cubi gialli sospesi con le grandi lettere maiuscole che mi avrebbero dovuto indicare la via più breve sembravano una tastiera impazzita. Trovo la mia zona, è ancora aperto, ce la faccio penso. La ragazza abituata  ai ritardatari verifica con cortesia la mia prenotazione e mi chiede se devo imbarcare bagagli le dico di no , sicuramente pensa che ero uno sprovveduto a non aver fatto il check in on line ma non lo da a vedere. Sono passati dieci minuti e mi manca solo il controllo sicurezza mi metto in coda nella fila più corta e quando il tizio davanti a me ritira la sua cesta io ho già in mano stivali e cinta, in faccia il sorriso più serafico di cui sono capace. Probabilmente nel manuale antiterrorismo c'è una voce che dice: i malintenzionati usano sorridere seraficamente per non destare sospetti. Infatti attraversata senza senza danni la porta magnetica, un'arcigna poliziota chiama a se un collega, prima frugano le cose sciolte poi decidono che il pericolo è senz'altro dentro il mio trolley rosso. Mi invitano ad aprirlo e il panico di perdere il volo viene sostituito da quello della propria biancheria intima usata esposta in pubblico. Mentre loro frugano io mi ricompongo e continuo a sorridere illuso di non destare sospetti, questi subdolamente si intensificano quando dal fondo della valigia emerge un pacchetto contenente dei cd avvolti in una brochure di un albergo di Mumbai contenente anche una mappa della città. Foto dico, holiday in India insisto. Forse perché non sorrido più decidono di chiudere in una busta di plastica il dopobarba e il deodorante e mi lasciano andare.
E' l'una meno dieci quando arrivo all'imbarco, la signorina sta sistemando i tagliandi, l'autobus si sta muovendo. Non appeno mi vede con lo walkie talkie ferma il mezzo e in pochi secondi sono on board. Decolliamo puntualissimi, mi sento stanco e soddisfatto come chi ha appena compiuto una grande impresa: Sorvoliamo Londra e mi intristisce la sensazione di essere quasi in fuga da una bella settimana, ma ero finalmente diretto a casa, be non proprio, Malpensa poi trasferimento a Linate poi a casa. Uno se le va cercare penso mentre ordino un panino con bacon & ham.
Buonanotte
segue   

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