lunedì 7 febbraio 2011

diario politico

Ancora pochi passi e non potrà più tornare indietro. Non ha quasi più niente da dimostrare, il suo potere regge benissimo, inattaccabile su tutti i fronti, eppure per la la prima volta sa che la potenza attorno lui è pari alla fragilità che sente dentro. Già, quasi percepisce il rumore del vetro che si infrange nella testa e gli scorre graffiante fino all'ultimo capillare quando la linea criptata trilla ansiosa di aggiornarlo. Ancora pochi passi e come sempre toccherà a lui decidere se può essere peggio di così. In altri tempi non avrebbe avuto incertezze, avanti senza guardare in faccia nessuno, ma ora dopo che quell'infame di Maroni ha permesso che gli fottessero la riserva di coca ed è costretto ogni sera alla ridicola messa in scena della pipa e a tirare forte che il fumo gli esplode in gola perché il provvidenziale dono dell'amico libico raggiunga l'effetto desiderato, è tutto più complicato. Ora deve far finta di non ricordare il sussulto di paura quando la guardia del corpo gli si avvicina cauto quasi con tenerezza: "sono io presidente, è solo un po' di sudore" e gli raccoglie il filo di bava prima che dalla bocca inerme raggiunga il guanciale di seta blu.
Buonanotte

1 commento:

Anonimo ha detto...

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