giovedì 3 marzo 2011

diario politico

Perso il senso, le parole si mischiano, si co-fondano, si personalizzano, orfano di un dizionario sociale attendibile, io le ho finite, in entrata e in uscita. Per ora mi difendo con uno standard tecnico che non può durare. Non passerà un mese e se non muore o se ne va, dovrò sciogliere il voto e pagare pegno. Mi fermo.  Me ne sto a casa, ultimo confine all'orda. E' complicato,  ma molto meno che all'Asinara, anzi. Nessuno mi obbliga e solo uno può soddisfare la rivendicazione. Mi faccio la tournè a fine mese, al Metastasio di Prato e ridotte al possibile le inevitabili ricadute sociali e familiari, attacco la fermata ad oltranza. Fermata Obbligatoria.  Avrei preferito uno sciopero generale proclamato per una settimana, tre giorni al massimo e si sarebbe sfarinato. Non è andata così pazienza.
Buonanotte

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