martedì 19 marzo 2013

diario

"Il quartiere nato nel dopoguerra, era il quartiere popolare di un paese povero. Benché fosse una palude che solo l'argine della ferrovia proteggeva dalle piene dei fiumi che a due passi da li sfociano nella laguna, si guadagnò il nomignolo di Montelepre che sostituì Santa Lucia, già intestataria della chiesetta nella piazza omonima, che domina il cimitero omonimo, che sta di fronte allo stadio omonimo. Ho sempre pensato che per la piccola santa sia stata una specie di liberazione sgravarsi dell'omonimia col luogo più malfamato di Assemini. I ragazzi poveri che avevano salvato la pelle nella seconda guerra, onorarono le loro promesse d'amore e trovarono un nobile disposto a far loro credito in cambio di un pezzo di terra che d'inverno diventava fango. Le case venivano su assecondando l'esplosione demografica. Dev'essere stata la felicità che il peggio fosse passato o forse la mancanza di corrente elettrica a incoraggiare una specie di liberazione sessuale, fatto sta che il posto si popolò di bocche da sfamare che presto si adattarono a quella vita un po' selvaggia, imparando in fretta il coraggio e la scaltrezza necessari a recuperare ciò che mancava dose si poteva trovare. Questo fecce si che i figli del dopoguerra, magri e secchi per fame atavica, scuri di pelle, diventassero il simbolo peggiore di una comunità. Si dice che sia stato il medico condotto ad associare la loro miseria a quella che i cinegiornale raccontavano del bandito Giuliano e della sua Montelepre a trenta chilometri da Palermo".
      Mi sono tornati in mente questi appunti sul quartiere perché oggi abbiamo dato l'ultimo saluto a una  sposa del dopoguerra. "Tutti fatti in casa" diceva con orgoglio parlando dei dieci figli, lasciando ai momenti più intimi il ricordo dei due che non sopravvissero. Anche la tragedia che non ha mancato di accanirsi, si è dovuta arrendere alla sua vitalità di donna bambina. Noi del quartiere per esperienza sappiamo cos'è un bel funerale e vi assicuro che la tristezza  ci ha provato inutilmente a scalfire il complice piacere di saperla felice abbracciata al suo amore, dopo troppe lune.
Buonanotte

   

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